I benefici per la salute associati al consumo di una dieta ricca in alimenti vegetali trovano ormai convincenti conferme nella letteratura scientifica. Semi, cereali integrali, legumi, verdura e frutta (specialmente bacche), ma anche caffè, tè e perfino il cioccolato, sono alimenti di origine vegetale il cui consumo regolare, nelle quantità raccomandate, sembrerebbe poter rappresentare un fattore di protezione nei confronti delle malattie croniche non trasmissibili tipiche del nostro tempo. Gli effetti favorevoli deriverebbero dalla ricchezza in fibre, minerali, vitamine, oltre che dal contenuto di fitocomposti ad azione antiossidante.
Tra questi, ultimamente, la ricerca ha focalizzato la propria attenzione sui lignani, una particolare classe di polifenoli, presenti in alcuni degli alimenti sopra citati, il cui consumo è stato associato, in studi di epidemiologia nutrizionale, a effetti protettivi nei confronti delle malattie cardiovascolari. È di recente pubblicazione l’analisi del gruppo di esperti del Dipartimento di Nutrizione dell’Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, che monitorando nel tempo le abitudini alimentari di oltre 200.000 adulti sani, hanno osservato una correlazione significativa inversa tra l’assunzione di lignani con la dieta e il rischio di malattia coronarica, la cui incidenza risultava ridotta del 15% circa nel quintile con maggiore apporto, rispetto al quintile con apporto più basso di questi composti.
Più a fondo nella ricerca
Con lo scopo principale di indagare le possibili associazioni tra assunzione di lignani e malattia coronarica, Hu e colleghi hanno analizzato le informazioni raccolte in oltre 30 anni con cadenze regolari (ogni 2-4 anni) e in modo rigoroso sullo stile di vita, le frequenze dei consumi alimentari, l’abitudine al fumo e al consumo di alcool, oltre che sull’uso di integratori, in 214.108 soggetti sani, afferenti a tre delle più ampie coorti statunitensi: il Nurses’Health Study I e II e l’Health Professionals Follow-Up Study. Inoltre, solo per le donne, hanno preso in considerazione la condizione menopausale e l’eventuale assunzione della terapia ormonale sostitutiva. A tal proposito, è bene ricordare che, proprio come gli isoflavoni della soia e i cumestani presenti principalmente nei germogli, anche i lignani sono dei fitoestrogeni. Una volta metabolizzati a livello intestinale mostrano infatti attività simil-estrogenica; possono quindi dare origine a effetti endocrini, specie nella donna, durante il periodo climaterico, o a potenziali interazioni quando sia in atto una terapia ormonale.
Ritornando alla metodologia dello studio, i partecipanti sono stati suddivisi in 5 gruppi sulla base dei livelli di assunzione dei lignani totali e di alcune molecole specifiche (matairesinolo, secoisolariciresinolo, pinoresinolo e lariciresinolo).
Dalle prime analisi effettuate è emerso che tra le persone con maggiore assunzione di lignani totali, che erano più anziane, si muovevano di più, avevano un BMI più basso e nel complesso vantavano una migliore qualità della dieta, era più bassa la prevalenza di ipertensione e ipercolesterolemia.
Dal confronto tra i quintili con differente apporto alimentare di lignani, inoltre, si è osservato che:
- il consumo più elevato di lignani si associava a un rischio significativamente più basso di andare incontro a eventi clinici di natura coronarica;
- la riduzione del rischio di eventi coronarici fatali e non fatali si stabilizzava per assunzioni superiori a circa 300 μg/die di lignani totali;
- l’effetto era maggiore se a consumi elevati di lignani si associava un alto apporto di fibre.
Nonostante tutti i bias che può portare con sé una ricerca epidemiologica, lo studio presenta degli importanti punti di forza (il gran numero di soggetti osservati, la regolare raccolta delle informazioni durante il follow-up e il lungo periodo di osservazione) che permettono di affermare che questi risultati consentono di aggiungere un tassello importante alla ricerca sulle potenzialità cardioprotettive dei lignani.
Altri dati a supporto degli effetti positivi dei lignani sulla salute provengono, ad esempio, da uno studio condotto su 570 uomini olandesi della coorte Zutphen seguiti per 15 anni, nel quale è stata osservata una significativa associazione negativa tra assunzione di matairesinolo e rischio di eventi coronarici. Più deboli sono invece le osservazioni emerse dallo studio sulla coorte olandese dell’EPIC, nel quale l’assunzione di lignani si associava a un minor rischio cardiovascolare solo tra i fumatori.
Di contro, gli studi che si sono focalizzati sulla relazione tra l’apporto di queste molecole e i fattori di rischio per le malattie coronariche hanno prodotto risultati disomogenei e spesso non statisticamente significativi. È il caso dello studio trasversale che ha coinvolto 301 donne, nelle quali la tendenza verso una pressione arteriosa sistolica e diastolica più bassa e una minore prevalenza di ipertensione in corrispondenza di livelli di assunzione di lignani più elevati (superiori a 1.140 μg/die), non era significativa sul piano statistico. Allo stesso modo, non è risultata significativa l’associazione tra apporto di lignani con la dieta e valori della pressione sanguigna diastolica e sistolica anche in un altro studio trasversale su donne in post-menopausa.
Altri lavori hanno invece descritto i lignani come composti ad azione antiossidante e antinfiammatoria, capaci di agire come scavenger nei confronti dei radicali liberi dell’ossigeno (ROS) e di ridurre le concentrazioni plasmatiche di citochine proinfiammatorie. Non solo, studi in vitro e in vivo hanno dimostrato che alcuni metaboliti secondari ottenuti dalla conversione dei lignani a livello intestinale per intervento del microbiota (principalmente l’enterolattone) possono interferire con i processi di crescita e differenziamento delle cellule neoplastiche, suggerendo una loro possibile azione blandamente antitumorale. Questi risultati, tuttavia, seppur incoraggianti, necessitano di un’ulteriore serie di analisi più ampie e ancora più approfondite per poter essere confermati anche nell’uomo.
Lignani e lignina: termini simili composti differenti
Anche se simili i due termini identificano composti molto diversi. Chimicamente i lignani possiedono una struttura simile agli steroidi, e per questo motivo sono definiti fitoestrogeni o estrogeni vegetali; appartengono alla categoria dei polifenoli non flavonoidi e nelle piante (principalmente nei semi), mostrano attività antiossidante e sono implicati nella protezione da agenti patogeni e dalle radiazioni ultraviolette. La lignina invece è un polimero particolarmente abbondante nelle pareti cellulari dei vegetali dove, in sinergia con cellulosa ed emicellulosa, contribuisce alla struttura compatta e resistente dei tessuti delle piante. Dal punto di vista nutrizionale è una fibra insolubile, che non viene metabolizzata dal microbiota una volta giunta nell’intestino. In questa sede assorbe invece acqua, aumentandone la massa delle feci e favorendone l’evacuazione.
Che cosa sono i lignani
Composti fenolici, non nutrienti, acalorici, derivanti dall’acido cinnamico, i lignani sono presenti nelle piante, nelle quali svolgono principalmente una funzione protettiva contro parassiti e funghi e da eventuali danni provocati dalla luce ultravioletta. I lignani più comunemente contenuti negli alimenti, che suscitano il maggiore interesse dei ricercatori, soprattutto per le citate potenziali attività cardioprotettive, sono il secoisolariciresinolo, il lariciresinolo, il matairesinolo, il pinoresinolo e siringaresinolo.
Questi composti, una volta assunti con la dieta, raggiungono l’intestino dove, dal microbiota intestinale, vengono convertiti in enterodiolo ed enterolattone, metaboliti secondari che prendono il nome di enterolignani. Si tratta di molecole con una blanda attività estrogenica, che una volta metabolizzate attraversano la mucosa intestinale, vengono immesse in circolo e raggiungono il fegato. Possono essere successivamente escrete con le urine sottoforma di esteri solfati o glucuronidi.
Dove si trovano negli alimenti
Le principali fonti alimentari di lignani sono i semi oleosi, specialmente quelli di lino e di sesamo; altri alimenti ne contengono invece quantità da moderate a basse: in percentuali variabili e in base alla zona di coltivazione sono stati trovati ad esempio nella frutta, in particolare in agrumi e bacche, e nelle verdure, soprattutto in quelle appartenenti alla famiglia delle brassicacee, come cavoli e broccoli. Alcuni studi ne suggeriscono la presenza anche in cereali come avena, segale e orzo, prevalentemente nella parte più esterna del chicco (la crusca) insieme a fibre e minerali, e in alcuni legumi. Buone concentrazioni sono documentate anche nell’olio d’oliva, nonché in caffè, tè e vino. Recentemente, basse concentrazioni di enterolignani sono state descritte anche in alcuni prodotti di origine animale (carne, pesce e derivati del latte), possibilmente per l’assunzione da parte degli animali di mangimi ricchi in lignani.

Quanti ne assumiamo con la dieta
L’apporto di lignani con la dieta varia notevolmente da paese a paese e dipende dalle abitudini alimentari. Nei Paesi occidentali, ad esempio, l’intake giornaliero con gli alimenti mediamente non supera il milligrammo: circa 435 μg al giorno per i Finlandesi, e poco più di 660 μg la popolazione italiana, secondo uno studio del 2010. Valori di consumo più elevati si osservano tra i Francesi e le donne svedesi, che in media ne assumerebbero rispettivamente 1.110 e 1.630 μg/die. In ogni caso, va detto che sebbene il contenuto di lignani negli alimenti si mantenga abbastanza basso, con alcune piccole eccezioni come i semi di lino (il cui consumo non è poi così elevato nelle popolazioni occidentali), in linea generale seguire un’alimentazione prevalentemente a base vegetale ne può aumentare l’apporto in maniera anche rilevante. Questo accade ad esempio nelle popolazioni asiatiche dove sesamo, soia e prodotti derivati (contenenti alte percentuali di lignani) sono abitualmente inclusi nelle diete tradizionali, oppure in coloro che seguono un regime mediterraneo caratterizzato da un apporto elevato di cereali integrali, legumi, frutta e verdura.
Lignani e microbiota intestinale
Il microbiota intestinale gioca un ruolo fondamentale nel metabolismo dei lignani. Ciò nonostante, solo poche specie batteriche sono state identificate nella conversione dei lignani in enterolignani, appartenenti principalmente ai generi Bacteroides e Clostridium. Tuttavia, l’assorbimento dei lignani e la bioconversione in enterolignani variano notevolmente da persona a persona: il sesso, l’età e alcuni fattori genetici, oltre che la grande variabilità interindividuale del microbiota stesso possono modulare la quantità e il profilo dei lignani di origine vegetale prodotti nel colon. Non solo, l’efficienza di conversione è influenzata anche dalle caratteristiche intrinseche delle singole molecole di lignani, oltre che probabilmente dalla matrice alimentare.
Conclusioni
- Una recente ricerca epidemiologica suggerisce che il consumo di una dieta a base vegetale ricca di lignani si associ a un minor rischio di malattia coronarica nella popolazione sana.
- Oltre ai possibili effetti cardioprotettivi citati nello studio, i lignani sembrano possedere attività antiossidante, antinfiammatoria e probabilmente anticancerogena. Tuttavia, per poter confermare queste proprietà nell’uomo sono necessarie ulteriori analisi più ampie e approfondite.
- I lignani sono polifenoli non flavonoidi contenuti principalmente nei semi di lino e di sesamo, nella frutta e nella verdura e in alcuni legumi. Buoni livelli sono presenti anche nell’olio d’oliva e in caffè, tè e vino rosso. La popolazione italiana mediamente ne assume circa 660 μg/die.
- Il microbiota intestinale ricopre un ruolo fondamentale nel metabolismo dei lignani. Una volta giunti nell’intestino vengono convertiti dalla flora batterica in enterolignani e come tali successivamente immessi in circolo.
- Gli enterolignani, che sia per struttura che per funzione sono considerati estrogeni vegetali, esercitano una debole azione estrogenica nell’organismo.
- Diversi fattori come il sesso, l’età ma soprattutto la variabilità interindividuale nella composizione microbica intestinale possono influenzare notevolmente la conversione di lignani in enterolignani e quindi le loro funzioni nell’organismo.
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