Macro e micro-nutrienti
Le proteine alimentari influenzano solo modestamente la colesterolemia (Lichtenstein, 2006). In genere si ritiene che la sostituzione delle proteine di origine animale con proteine di origine vegetale riduca la colesterolemia totale ed LDL; tuttavia è difficile valutarne l’effetto separatamente da quello dei vari componenti dei vegetali dotati di un’azione ipocolesterolemizzante accertata (come la fibra) o dalla semplice sostituzione dei grassi animali conseguente all’uso dei vegetali. Nello studio OmniHeart, in ogni caso, la sostituzione dei carboidrati con proteine si accompagnava ad una modesta ma significativa riduzione della colesterolemia totale ed LDL e della trigliceridemia (Appel et al., 2005).
Le proteine della soia rappresentano, per la loro documentata efficacia, un capitolo a parte, e verranno analizzate in dettaglio più avanti.
Tra gli altri componenti dell’alimentazione, pochi sembramo svolgere un effetto discernibile sul profilo lipoproteico.
I consumatori di dosi moderate di alcool (etanolo) presentano in genere livelli della colesterolemia HDL significativamente aumentati rispetto a quelli rilevati nei soggetti astemi. Si ricorda che un consumo viene definito moderato quando non eccede i 30-40 g/die di alcool nell’uomo, ed i 15-25 g/die nella donna. L’effetto sembra dovuto ad un’azione diretta dell’alcool sulla sintesi di apo A-I, la principale apolipoproteina delle HDL (Fig. 3) (Sesso, 2001).
Un consumo eccessivo di alcool può peggiorare il profilo lipidico in alcuni soggetti ipertrigliceridemici, ma in genere l’effetto di dosi moderate di alcool sulla trigliceridemia non è significativo (Davies et al., 2002).
Alcuni dati suggerirebbero un possibile effetto favorevole dell’aglio sulla colesterolemia totale ed LDL. Gli studi più recenti, tuttavia, condotti secondo protocolli controllati ed in doppio cieco, sono risultati negativi (Rahman et al., 2006; Gardner et al., 2007).
Analogamente, alcuni studi hanno mostrato un effetto del calcio (e forse del magnesio) sulla colesterolemia; questi cationi bivalenti legano infatti acidi grassi, trigliceridi e colesterolo a livello del tratto gastroenterico, limitandone l’assorbimento (Vaskonen, 2003). I risultati della letteratura, tuttavia, anche in questo caso, non sono omogenei.
Le vitamine, gli altri minerali, la lecitina di soia non possiedono invece effetti significativi sulla colesterolemia totale o LDL (Nicolosi et al., 2001).
La prevenzione della malattia coronarica e dell’osteoporosi: la donna in menopausa
Nella popolazione femminile, il controllo alimentare della colesterolemia, finalizzato alla prevenzione della malattia coronarica attraverso, non può prescindere dall’esigenza di prevenire, al tempo stesso, l’osteoporosi e le sue complicanze.
Il fabbisogno giornaliero di calcio, un importante determinante del rischio di osteoporosi, varia in relazione alle epoche fisiologiche della vita femminile, e passa dai 1.200 mg/die della donna in età fertile ai 1.500 mg/die della donna in menopausa; gli studi epidemiologici, anche italiani, mostrano tuttavia che l’assunzione giornaliera media di calcio con la dieta è in realtà nettamente più bassa (North American Menopause Society, 2006).
Tra gli alimenti ad elevato apporto di calcio vanno ricordati il latte ed i suoi derivati (yogurt, formaggi); questi alimenti (ed in particolare i formaggi) contengono tuttavia una rilevante quota di lipidi, in parte saturi, e possono quindi peggiorare la colesterolemia totale ed LDL.
E’ opportuno, pertanto, adottare un’alimentazione con un adeguato contenuto in calcio ma, nel contempo, attenta all’apporto lipidico totale. Del resto, adeguati livelli di calcio possono trovarsi anche in alimenti a contenuto lipidico non elevato, quali il latte scremato o parzialmente scremato e gli yogurt magri, in alcuni prodotto lattiero-caseari (fiocchi, ricotta di mucca e di pecora), in alcuni pesci e molluschi (alici, calamari, polpo, sugarello, cozze, mormora). Anche alcune verdure e ortaggi (rucola, agretti, radicchio verde, broccoletti, indivia) possono contribuire favorevolmente ad un adeguato apporto di calcio: il calcio in esse contenuto è infatti ben assorbibile, grazie al basso contenuto in ossalati e fitati, al contrario di quello contenuto in cereali, legumi e altre verdure.
Un importante apporto di calcio può provenire anche dalle acque minerali che contengono almeno 150-200 mg di calcio per litro (Heaney, 2006).
L’assorbimento del calcio avviene tuttavia solo parzialmente (si stima per l’8-23%) per diffusione passiva, che dipende dall’introito alimentare di calcio; il meccanismo principale di assorbimento del calcio stesso è invece vitamina D-dipendente. Un’ora al giorno di esposizione alla luce solare nei mesi estivi garantisce una buona riserva di vitamina D anche per i mesi invernali (quando la luce solare è insufficiente per promuoverne la sintesi); la vitamina D, inoltre, è presente anche in alcuni alimenti a contenuto lipidico basso o intermedio come i funghi, le uova, le acciughe, le aringhe, il salmone, le sardine, il tonno sott’olio sgocciolato.
La vitamina D, secondo studi recenti, rappresenta inoltre un importante fattore di protezione coronarica, ed una riduzione dei suoi livelli plasmatici, sia tra gli uomini che tra le donne, si assocerebbe ad un significativo aumento del rischio cardiovascolare, ed in particolare di infarto miocardico (Giovannucci et al., 2008; Wang et al., 2008).
Una dieta equilibrata, un’adeguata esposizione solare ed una corretta attività fisica permettono quindi di ridurre il rischio cardiovascolare delle donne ipercolesterolemiche anche in presenza di segni di osteopenia o di franca osteoporosi.
La dieta mediterranea ed il controllo della colesterolemia
Le modificazioni dietetiche più efficaci nel ridurre la colesterolemia, sintetizzati nei capitoli precedenti di questo documento, fanno parte (seppure con alcune significative eccezioni) del classico modello della Dieta Mediterranea. La dieta Mediterranea presenta in realtà un’elevata variabilità da regione a regione (Ferro-Luzzi, 1995).
Una recente rassegna sistematica degli studi condotti sul ruolo protettivo della Dieta Mediterranea (Serra-Majem, 2006) ha mostrato come la maggior parte degli studi stessi fosse di tipo osservazionale, o costituita da rassegne non strutturate o non sistematiche, ed ha concluso che gli effetti positivi sul rischio cardiovascolare osservati nella maggior parte di questi studi vanno quindi confermati da altri dati, raccolti in protocolli più ampi e meglio controllati, per poter trarre conclusioni definitive.
Gli effetti della dieta mediterranea sul profilo lipidico sono in genere moderati ma significativi, e comprendono una riduzione del colesterolo totale e della colesterolemia LDL, della trigliceridemia, dell’ApoB ed un incremento della colesterolemia HDL; essi si associano ad un aumento della capacità antiossidante plasmatica totale, ad una riduzione dell’insulino-resistenza e della frequenza della sindrome metabolica, cui conseguono un miglioramento della funzione endoteliale, ed una riduzione del rischio cardiovascolare che non è spiegato, almeno in modo completo, dagli effetti della dieta stessa sul profilo lipidico (de Lorgeril & Salen, 2006).
Non è quindi attualmente possibile decidere se la dieta mediterranea vada considerata l’approccio nutrizionale ottimale per la prevenzione dell’aterosclerosi e delle sue complicanze; certamente l’efficacia ipocolesterolemizzante della dieta mediterranea stessa può essere aumentata, quando opportuno, allineando i livelli di consumo di specifici nutrienti a quanto suggerito dalle linee guida internazionali (Wilett, 2006). Non va infatti trascurato che anche nei Paesi dell’area mediterranea valori crescenti della colesterolemia totale ed LDL si associano ad un crescente rischio coronarico.
In conclusione, il modello mediterraneo può rappresentare nel nostro Paese la base per la strategia di popolazione; in caso specifici (strategia individuale) i suoi effetti sulla colesterolemia totale ed LDL possono essere aumentati mediante modificazioni della quota lipidica o mediante integrazioni specifiche.
Glossario
Carboidrati
Rappresentano la principale fonte energetica della dieta. Sono di due tipi: semplici e complessi. I semplici sono gli zuccheri, i complessi includono amido e fibra. Forniscono 4 calorie per grammo. Si trovano naturalmente in pane, cereali, frutta, verdura, latte e latticini. Torte, biscotti, gelati, caramelle, succhi di frutta e altri alimenti di questo tipo sono ricchi di zuccheri.
Trigliceridi
Sono sostanze lipidiche (grasse) che circolano nel sangue; la loro struttura è caratterizzata da una molecola di glicerolo a cui sono legate (esterificazione) tre molecole di acidi grassi; originano, in parte, dai grassi assunti con l'alimentazione, in parte vengono prodotti nel fegato e nel tessuto adiposo a partire da carboidrati.
Colesterolo
Presente nel sangue, costituente essenziale della membrana cellulare, interviene nella formazione degli ormoni sessuali e corticosteroidei e dei sali biliari. Può essere di origine esogena (alimentare) ed endogena (sintesi epatica). Nel sangue il colesterolo è veicolato tramite i trigliceridi e le lipoproteine (HDL e LDL).
Osteoporosi
Rarefazione del tessuto osseo per diminuzione dell'attività degli osteoblasti, legata all'età o a malattie.
Dieta mediterranea
Regime alimentare a base di cereali integrali, legumi, ortaggi, frutta, olio d'oliva.
Antiossidante
Sostanza che impedisce o rallenta l'ossidazione.
Sindrome metabolica
La Sindrome Metabolica è una condizione metabolica caratterizzata dalla contemporanea associazione di diversi fattori di rischio metabolici nello stesso paziente, che incrementano la possibilità di sviluppare patologie cardiovascolari e diabete.
Aterosclerosi
Patologia delle arterie caratterizzata da depositi di grassi, infiammazione, fibrosi e calcificazione nella parete vascolare. Le placche aterosclerotiche sono le tipiche lesioni di questa patologia.
Bibliografia
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