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16-02-2018

L'assunzione in gravidanza di 600 mg/die di DHA (omega-3 a lunga catena) si associa, nella prole, a una migliore composizione corporea a 5 anni


Assicurare un adeguato apporto di DHA (acido docosaesaenoico, omega-3 a lunga catena) in gravidanza promuove anche una migliore composizione corporea della prole nel tempo. Sono questi i risultati dello studio KUDOS (Kansas University DHA Outcomes Study), che ha arruolato due gruppi di donne tra l’ottava e la ventesima settimana di gravidanza, che sono state supplementate fino al parto con 600 mg di DHA al giorno o con un preparato placebo, i cui figli sono stati poi seguiti per quanto riguarda lo sviluppo cognitivo e antropometrico dalla nascita fino ai 5 anni di età.
Innanzitutto, l’analisi ai diversi tempi dello studio dei livelli di DHA nei globuli rossi ha permesso di rilevare un incremento medio dell’81% delle concentrazioni circolanti di questo acido grasso tra le madri che avevano ricevuto la supplementazione e solo del 6% nel gruppo di controllo.
In secondo luogo, i ricercatori hanno osservato differenze sostanziali in termini di composizione corporea tra i due gruppi di bambini, registrando una prevalenza della massa magra rispetto a quella grassa nei nati da madri che avevano assunto il DHA rispetto ai coetanei le cui madri avevano assunto il placebo, anche a 5 anni di distanza.  Inoltre, tra l’incremento dei livelli materni di DHA registrato nel corso della gravidanza e la percentuale di massa magra misurata nei bambini è stata rilevata una correlazione diretta e statisticamente significativa, indipendente dai potenziali fattori confondenti (inclusa la dieta).
Queste osservazioni si aggiungono ad altre, ormai consolidate, sul ruolo fondamentale che il DHA riveste nella crescita fetale e nel corretto sviluppo del sistema nervoso e dell’apparato visivo. Assicurare un apporto adeguato e costante di questo acido grasso durante la gravidanza riduce inoltre il rischio di parti pretermine e di dare alla luce bambini con basso peso alla nascita.
In più questo studio di intervento evidenzia come i benefici dell’assunzione di DHA durante la gestazione si riflettano a lungo termine sulla prole.  Il dosaggio piuttosto elevato utilizzato per la supplementazione è stato selezionato tenendo conto dello stato nutrizionale di base delle future mamme coinvolte, che prima dello studio era piuttosto carente di DHA. A questo proposito, gli Autori sottolineano l’importanza della valutazione oggettiva dello status di questo acido grasso per calibrare la supplementazione.
Nella pratica, durante la gravidanza le indicazioni nutrizionali comprendono un aumento dei livelli di assunzione di DHA di 100-200 mg, che si può ottenere anche con il regolare apporto di pesce suddiviso in 2-3 occasioni di consumo settimanale.

Glossario

  • Supplementazione

    Se i soggetti trattati sono ignari del fatto di aver ricevuto l'uno o l'altro dei trattamento testati, lo studio si definisce "in cieco". Se anche lo sperimentatore lo è, almeno fino al termine della raccolta dati, lo studio si definisce "in doppio cieco".

  • Prevalenza

    La percentuale dei soggetti della popolazione che ha una certa condizione in un dato momento. Dire che la prevalenza della malattia diabetica è del 5% significa che, nella popolazione in esame, al momento del rilievo, 5 soggetti su 100 sono diabetici. Da non confondere con "incidenza"(vedi).

  • Correlazione

    Valutazione della relazione esistente tra differenti variabili, che non implica necessariamente un rapporto di causa ed effetto tra loro. Il tipo di relazione più frequentemente studiato è quello lineare (una retta in un piano cartesiano) in questo caso la forza della correlazione viene espressa con un numero (r) che varia da -1 (la maggiore correlazione negativa possibile) a +1 (la maggiore correlazione positiva possibile) un valore pari a 0 indica assenza di qualsiasi correlazione.

Intrauterine DHA exposure and child body composition at 5 y: exploratory analysis of a randomized controlled trial of prenatal DHA supplementation.

Hidaka BH, Thodosoff JM, Kerling EH, Hull HR, Colombo J, Carlson S.
Am J Clin Nutr. 2018 Jan 1;107(1):35-42. doi: 10.1093/ajcn/nqx007.

BACKGROUND: Observational studies find associations between maternal docosahexaenoic acid (DHA) and greater fat-free mass and lower percentage of body fat, but randomized trials of prenatal DHA supplementation have not found significant intent-to-treat effects on childhood body composition.
OBJECTIVE: This study sought to explore associations between intrauterine DHA exposure and body composition and size at 5 y in the offspring of women who participated in a randomized trial of prenatal DHA supplementation (corn and soybean oil placebo or 600 mg/d).
DESIGN: At 5 y, body composition was measured by air displacement plethysmography in 154 offspring of women who had participated in the Kansas University DHA Outcomes Study and who had red blood cell (RBC) phospholipid (PL) fatty acids assessed at enrollment and delivery. We used linear regression models to analyze the relation among 3 indicators of intrauterine DHA exposure-1) intent-to-treat (placebo or DHA), 2) maternal RBC PL DHA status at delivery, and 3) change in maternal DHA (delivery minus enrollment)-and 6 outcomes of interest: 5-y fat mass, fat-free mass, percentage of body fat, height, weight, and body mass index z score.
RESULTS: Change in maternal RBC PL DHA correlated with higher fat-free mass (r = 0.21, P = 0.0088); the association was unchanged after adjustment for maternal, perinatal, and childhood dietary factors. Intent-to-treat and DHA status at delivery showed positive trends with fat-free mass that were not statistically significant. There was no evidence relating intrauterine DHA exposure to any other body composition measure.
CONCLUSIONS: Change in maternal DHA status during pregnancy was related to higher offspring 5-y fat-free mass. The other 2 indicators of intrauterine exposure to DHA suggested a trend for higher offspring 5-y fat-free mass. Our findings agree with an earlier observational study from the United Kingdom.

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