Il deficit di vitamina D è un problema globale, associato ad aumento di osteoporosi, malattie cardiovascolari, autoimmuni, diabete di tipo 1 e, forse, anche ad alcuni tipi di tumore. La vitamina D viene sintetizzata dalla pelle durante l’esposizione ai raggi ultravioletti di tipo B (UVB), ma, soprattutto alle latitudini più alte e durante i mesi invernali lo stato vitaminico è raramente ottimale. Questo è particolarmente vero tra i soggetti anziani o ricoverati, nei quali la prevalenza di ipovitaminosi D è elevata. Le fonti alimentari di vitamina D non sono molte: tra queste il tuorlo d’uovo, i latticini, i funghi e, soprattutto, il pesce, che rappresenta spesso la fonte maggiore in molte popolazioni. Altre fonti di vitamina D sono gli alimenti fortificati, dai cereali per la colazione al succo d’arancia, al latte scremato.
Questa metanalisi ha valutato specificamente quanto peso abbia una dieta ricca di pesce sui livelli circolanti di vitamina D. Si è così messo in luce che il consumo, per 4 settimane, di due porzioni di pesce alla settimana, per un totale di 300 g, riesce a incrementare in modo significativo la concentrazione di vitamina D, tanto più se i livelli di partenza erano molto bassi. I pesci magri come il merluzzo, peraltro, non contribuiscono all’aumento dei livelli di vitamina D, mentre pesci grassi, come il salmone, il pesce azzurro e la trota iridea fortificata con vitamina D sono buone fonti di vitamina. In ogni caso, il consumo regolare di pesce non è sufficiente a raggiungere e a mantenere nel tempo livelli ottimali di vitamina D. Soprattutto in assenza di esposizione solare, occorre anche una corretta supplementazione, oppure il consumo di alimenti fortificati.
Glossario
Osteoporosi
Rarefazione del tessuto osseo per diminuzione dell'attività degli osteoblasti, legata all'età o a malattie.
Diabete
Una patologia che si verifica quando l’organismo non è in grado di utilizzare il glucosio ematico. I livelli di glicemia sono controllati dall’insulina, un ormone prodotto dall’organismo che favorisce l’ingresso del glucosio nelle cellule muscolari e adipose. Il diabete insorge quando il pancreas non produce abbastanza insulina o l’organismo non risponde all’insulina che è stata prodotta.
Prevalenza
La percentuale dei soggetti della popolazione che ha una certa condizione in un dato momento. Dire che la prevalenza della malattia diabetica è del 5% significa che, nella popolazione in esame, al momento del rilievo, 5 soggetti su 100 sono diabetici. Da non confondere con "incidenza"(vedi).
Metanalisi
Tecnica che combina i risultati di molti studi, di impianto simile e che hanno esaminato quesiti simili, per aumentare la numerosità del campione di valori su cui si ragiona e quindi l'affidabilità delle conclusioni.
Supplementazione
Se i soggetti trattati sono ignari del fatto di aver ricevuto l'uno o l'altro dei trattamento testati, lo studio si definisce "in cieco". Se anche lo sperimentatore lo è, almeno fino al termine della raccolta dati, lo studio si definisce "in doppio cieco".
Efficacy of fish intake on vitamin D status: a meta-analysis of randomized controlled trials.
Lehmann U, Gjessing HR, Hirche F et al.
Am J Clin Nutr. 2015 Sep 9. pii: ajcn105395. [Epub ahead of print]BACKGROUND: It is well known that fish is the major natural source of vitamin D in the diet; therefore, this meta-analysis investigated the influence of fish consumption in randomized controlled trials (RCTs) on serum 25-hydroxyvitamin D [25(OH)D] concentrations.
OBJECTIVE: A literature search was carried out in Medline, Embase, Web of Science, and the Cochrane Library (up to February 2014) for RCTs that investigated the effect of fish consumption on 25(OH)D concentrations in comparison to other dietary interventions.
RESULTS: Seven articles and 2 unpublished study data sets with 640 subjects and 14 study groups met the inclusion criteria and were included in this meta-analysis. Compared with controls, the consumption of fish increased 25(OH)D concentrations, on average, by 4.4 nmol/L (95% CI: 1.7, 7.1 nmol/L; P < 0.0001, I2 = 25%; 9 studies).The type of the fish also played a key role: the consumption of fatty fish resulted in a mean difference of 6.8 nmol/L (95% CI: 3.7, 9.9 nmol/L; P < 0.0001, I2 = 0%; 7 study groups), whereas for lean fish the mean difference was 1.9 nmol/L (95% CI: -2.3, 6.0 nmol/L; P < 0.38, I2 = 37%; 7 study groups). Short-term studies (4-8 wk) showed a mean difference of 3.8 nmol/L (95% CI: 0.6, 6.9 nmol/L; P < 0.02, I2 = 38%; 10 study groups), whereas in long-term studies (∼6 mo) the mean difference was 8.3 nmol/L (95% CI: 2.1, 14.5 nmol/L; P < 0.009, I2 = 0%; 4 study groups).
CONCLUSION: As the major food source of vitamin D, fish consumption increases concentrations of 25(OH)D, although recommended fish intakes cannot optimize vitamin D status.