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08-09-2022

Anche il consumo di due o più tazze al giorno di tè nero si conferma associato a interessanti effetti di salute


Sono ormai numerose le evidenze a supporto degli effetti favorevoli per la salute del consumo di tè, che vengono in genere attribuiti principalmente alle alte concentrazioni di specifici polifenoli, i flavonoidi. Questi composti sono riccamente rappresentati nelle foglie e nei germogli essiccati della Camellia sinensis, impiegati per la produzione dell’infuso. La maggior parte dei dati disponibili provengono dai Paesi nei quali il consumo prevalente è quello di tè verde; questa recente analisi, che fornisce nuove e interessanti informazioni sull’associazione tra tè e salute, è basata invece su un campione di quasi mezzo milione di persone, di età compresa tra i 40 e i 69 anni, afferenti alla UK Biobank. Tra coloro che consumavano tè, la maggior parte (90%) assumevano abitualmente tè nero.

Analizzando le informazioni relative ad alimentazione e stile di vita, dati genetici e fattori di rischio di malattia, i ricercatori hanno osservato che tra i partecipanti allo studio che consumavano abitualmente tè, e cioè più dell’80% del campione, il rischio di mortalità durante un follow-up medio di 11,2 anni era moderatamente inferiore rispetto a coloro che non ne consumavano affatto. Il beneficio maggiore era associato al consumo di due-tre tazze al giorno, con una probabilità di morte per qualunque causa inferiore del 13% rispetto al non consumo della bevanda. Risultati simili sono emersi anche per consumi di tè più elevati (il 3% della popolazione allo studio ne assumeva 10 o più tazze al giorno). Il consumo di questa bevanda è risultato correlato anche a una riduzione del rischio di mortalità per malattie cardiovascolari, cardiopatia ischemica e ictus, ma non per tumori o malattie respiratorie.

I risultati, fanno notare gli autori, erano indipendenti dal fatto che le persone aggiungessero al tè zucchero o latte, o dalla temperatura alla quale la bevanda veniva consumata. Anche le varianti genetiche che influenzano la velocità con cui le persone metabolizzano la caffeina non modificavano le associazioni, suggerendo che, probabilmente, la caffeina contenuta nel tè non fosse alla base della protezione osservata. 

Nel complesso, questi risultati forniscono rassicurazioni ai bevitori di tè, specialmente nero, la tipologia più comunemente consumata nel Regno Unito, suggerendo che tale abitudine di consumo potrebbe far parte di una dieta sana anche a livelli di assunzione relativamente elevati. Va detto, tuttavia, che alcuni aspetti potenzialmente importanti, come la dimensione della porzione o il tempo di infusione, che non sono stati valutati dai ricercatori, andrebbero invece considerati in ricerche future.

 

Glossario

  • Ictus

    Manifestazione acuta di lesione focale cerebrale.

  • Caffeina

    Alcaloide contenuto nei semi del caffè e del cacao e nelle foglie del tè, della cola e del matè; esercita azione eccitante sul cuore e sul sistema nervoso.

Tea Consumption and All-Cause and Cause-Specific Mortality in the UK Biobank: A Prospective Cohort Study

Inoue-Choi M, Ramirez Y, Cornelis MC, Berrington de González A, Freedman ND, Loftfield E.
Ann Intern Med. 2022 Aug 30. doi: 10.7326/M22-0041. Epub ahead of print.

BACKGROUND: Tea is frequently consumed worldwide, but the association of tea drinking with mortality risk remains inconclusive in populations where black tea is the main type consumed.
OBJECTIVE: To evaluate the associations of tea consumption with all-cause and cause-specific mortality and potential effect modification by genetic variation in caffeine metabolism.
DESIGN: Prospective cohort study.
SETTING: The UK Biobank.
PARTICIPANTS: 498 043 men and women aged 40 to 69 years who completed the baseline touchscreen questionnaire from 2006 to 2010.
MEASUREMENTS: Self-reported tea intake and mortality from all causes and leading causes of death, including cancer, all cardiovascular disease (CVD), ischemic heart disease, stroke, and respiratory disease.
RESULTS: During a median follow-up of 11.2 years, higher tea intake was modestly associated with lower all-cause mortality risk among those who drank 2 or more cups per day. Relative to no tea drinking, the hazard ratios (95% CIs) for participants drinking 1 or fewer, 2 to 3, 4 to 5, 6 to 7, 8 to 9, and 10 or more cups per day were 0.95 (95% CI, 0.91 to 1.00), 0.87 (CI, 0.84 to 0.91), 0.88 (CI, 0.84 to 0.91), 0.88 (CI, 0.84 to 0.92), 0.91 (CI, 0.86 to 0.97), and 0.89 (CI, 0.84 to 0.95), respectively. Inverse associations were seen for mortality from all CVD, ischemic heart disease, and stroke. Findings were similar regardless of whether participants also drank coffee or not or of genetic score for caffeine metabolism.
LIMITATION: Potentially important aspects of tea intake (for example, portion size and tea strength) were not assessed.
CONCLUSION: Higher tea intake was associated with lower mortality risk among those drinking 2 or more cups per day, regardless of genetic variation in caffeine metabolism. These findings suggest that tea, even at higher levels of intake, can be part of a healthy diet.

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