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29-11-2022

Caffè, tè e proteine: alimenti e nutrienti che possono ridurre il rischio di frattura all’anca


Le fratture all’anca rappresentano un problema sanitario sempre più diffuso tra gli anziani. Stime mondiali parlano di 1,6 milioni di casi ogni anno, con tassi tendenzialmente in aumento a causa del crescente invecchiamento della popolazione. Benché si ritenga comunemente che aspetti specifici dell’alimentazione possano influenzare il rischio di queste fratture, non vi è ad oggi consenso su quali interventi nutrizionali possano essere effettivamente protettivi al proposito.

In questo studio la dieta, lo stile di vita e i valori antropometrici sono state valutate in una coorte di oltre 26.000 donne, di età compresa tra 35 e 69 anni, afferenti a uno studio prospettico, il Women’s Cohort Study britannico. Al termine di un follow-up medio di oltre 22 anni, e previo aggiustamento per il ruolo di possibili fattori confondenti, ogni tazza (260 ml) in più di tè e caffè consumata quotidianamente è risultata associata in modo inverso al rischio di fratture, probabilmente grazie alla ricchezza di queste bevande in polifenoli (in particolare catechine) capaci di migliorare l’attività osteoblastica (e quindi la formazione di matrice ossea) e di inibire invece quella osteoclastica (e quindi il riassorbimento della matrice ossea). L’effetto protettivo si osservava tuttavia solamente tra le donne in sottopeso, mentre era assente tra le donne normopeso o in eccesso ponderale. Anche un aumento dell’apporto di proteine (25 g/die) si associava a una riduzione del rischio di fratture d’anca tra le donne sottopeso fino al 45%.

Dall’analisi dei dati non è invece emersa una chiara evidenza di associazione tra rischio di fratture dell'anca e livelli di assunzione con la dieta di calcio e vitamina D o di consumo di alimenti di origine animale, tra cui carne, pesce, uova e latticini. Solo tra le donne con un basso BMI il consumo giornaliero di 240 ml di latte e l’assunzione di 300 mg/die di calcio si sono dimostrati protettivi, confermandone l’importanza per la salute dello scheletro.

Complessivamente, i risultati di questo studio indicano che tra le donne in sottopeso (notoriamente a maggior rischio di osteoporosi, e quindi di fratture), un buon apporto di proteine e un adeguato consumo di tè e caffè, ma anche di latte e di calcio, può essere protettivo nei confronti delle fratture all’anca.

 

Glossario

  • Osteoporosi

    Rarefazione del tessuto osseo per diminuzione dell'attività degli osteoblasti, legata all'età o a malattie.

Foods, nutrients and hip fracture risk: A prospective study of middle-aged women

Webster J, Greenwood DC, Cade JE.
Clin Nutr. 2022;41(12):2825-2832. doi:10.1016/j.clnu.2022.11.008 [published online ahead of print, 2022 Nov 9].

BACKGROUND AND AIMS: Hip fracture affects 1.6 million people globally each year, and increases morbidity and mortality. There is potential for risk reduction through diet modification, but prospective evidence for associations between intake of several foods and nutrients and hip fracture risk is limited. This study aimed to investigate associations between food and nutrient intakes and hip fracture risk in the UK Women's Cohort Study, and to determine the role of body mass index (BMI) as a potential effect modifier.
METHODS: Dietary, lifestyle, anthropometric, and socio-economic information of UK women, ages 35-69 years, were collected in a survey at recruitment (1995-1998), and included a validated 217-item food frequency questionnaire. Hip fracture cases were identified by linking participant data at recruitment with their Hospital Episode Statistics (HES) up to March 2019. Cox regression models were used to estimate associations between standard portions of food and nutrient intakes and hip fracture risk over a median follow-up time of 22.3 years.
RESULTS: Among 26,318 women linked to HES data (556,331 person-years), 822 hip fracture cases were identified. After adjustment for confounders, every additional cup of tea or coffee per day was associated with a 4% lower risk of hip fracture (HR (95% CI): 0.96 (0.92, 1.00)). A 25 g/day increment of dietary protein intake was also associated with a 14% lower risk of hip fracture (0.86 (0.73, 1.00)). In subgroup analyses, BMI modified linear associations between dietary intakes of protein, calcium, total dairy, milk, and tea and hip fracture risk (pinteraction = 0.02, 0.002, 0.003, 0.001, and 0.003, respectively); these foods and nutrients were associated with a reduced risk of hip fracture in underweight but not healthy or overweight participants. In particular, risk of hip fracture in underweight participants (28 cases, 545 participants) was 45% lower for every 25 g/day protein consumed (0.55 (0.38, 0.78)).
CONCLUSIONS: This is the first prospective cohort study internationally of multiple food and nutrient intakes in relation to hip fracture risk by BMI using linkage to hospital records. Results suggest that the potential roles of some foods and nutrients in hip fracture prevention, particularly protein, tea and coffee in underweight women, merit confirmation.

 

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