Numerose linee guida nazionali e internazionali suggeriscono di limitare il consumo dei formaggi, preferendo quelli con un minore contenuto di grassi. La letteratura recente, tuttavia, ha spesso associato il loro consumo, in quantità non eccessive, a possibili benefici di salute, o comunque all’assenza di effetti sfavorevoli sul rischio di eventi cardiovascolari o di morte per qualunque causa, sottolineando il possibile ruolo, al proposito, della matrice alimentare dei formaggi nel modulare l’effetto potenzialmente sfavorevole del loro elevato contenuto di sale e di grassi saturi.
Per raccogliere ulteriori informazioni su questo tema dibattuto, gli autori di questa recente Umbrella Review hanno analizzato in dettaglio la correlazione tra il consumo di formaggi e vari endpoint di salute, evidenziando correlazioni favorevoli e significative, anche se di ampiezza limitata, tra il consumo di formaggi e la mortalità per tutte le cause (- 5%) e la mortalità cardiovascolare (-7%). La mortalità totale per tumori non risultava invece influenzata, né in positivo e nemmeno in negativo, dal consumo di questi alimenti.
Valutando l’andamento della mortalità in relazione ai diversi livelli di consumo di formaggi, gli autori hanno poi osservato che la mortalità per tutte le cause toccherebbe un minimo per un consumo quotidiano attorno a 40 g, al quale si associa una riduzione del rischio che sfiora il 10%.
La qualità dell’informazione su cui sono basati i dati di mortalità è stata classificata dagli autori come “moderata”: un livello che va considerato favorevolmente tenendo conto che gli studi analizzati sono studi prospettici di popolazione (condotti prevalentemente in Nord America e Nord Europa), in assenza di studi di intervento randomizzati controllati, cui si associa un livello di qualità maggiore.
Secondo questa umbrella review, in conclusione, il consumo di formaggi non andrebbe quindi sconsigliato, anche per i suoi possibili benefici sulla salute; per il loro elevato apporto calorico il consumo di questi alimenti deve essere naturalmente moderato.
Glossario
Grassi saturi
Grasso solidi a temperatura ambiente. Negli alimenti si trovano combinazioni di acidi grassi monoinsaturi, polinsaturi e saturi. I saturi si trovano nei latticini ricchi di grassi come formaggio, latte intero, burro, nelle carni, nella pelle e nel grasso di pollo e tacchino, nel lardo, nell’olio di palma e di cocco. Hanno lo stesso apporto calorico degli altri grassi e possono contribuire all’aumento di peso se consumati in eccesso. Una dieta ricca di grassi saturi può anche elevare il tasso di colesterolo nel sangue e quindi il rischio di patologie cardiache.
Correlazione
Valutazione della relazione esistente tra differenti variabili, che non implica necessariamente un rapporto di causa ed effetto tra loro. Il tipo di relazione più frequentemente studiato è quello lineare (una retta in un piano cartesiano) in questo caso la forza della correlazione viene espressa con un numero (r) che varia da -1 (la maggiore correlazione negativa possibile) a +1 (la maggiore correlazione positiva possibile) un valore pari a 0 indica assenza di qualsiasi correlazione.
Cheese consumption and multiple health outcomes: an umbrella review and updated meta-analysis of prospective studies
Zhang M, Dong X, Huang Z, Li X, Zhao Y, Wang Y, Zhu H, Fang A, Giovannucci EL.
Adv Nutr. 2023 Jun 14:S2161-8313(23)01328-5. doi: 10.1016/j.advnut.2023.06.007. Epub ahead of print. PMID: 37328108.This umbrella review aims to provide a systematic and comprehensive overview of current evidence from prospective studies on the diverse health effects of cheese consumption. We searched PubMed, Embase, and Cochrane Library to identify meta-analyses/pooled analyses of prospective studies examining the associations between cheese consumption and major health outcomes from inception to August 31, 2022. We reanalyzed and updated previous meta-analyses and performed de novo meta-analyses with recently published prospective studies, where appropriate. We calculated the summary effect size, 95% prediction confidence intervals, between-study heterogeneity, small-study effects, and excess significance bias for each health outcome. We identified 54 eligible articles of meta-analyses/pooled analyses. After adding newly published original articles, we performed 35 updated meta-analyses and 4 de novo meta-analyses. Together with eight previous meta-analyses, we finally included 47 unique health outcomes. Cheese consumption was inversely associated with all-cause mortality (highest vs. lowest category: RR=0.95, 95%CI: 0.92, 0.99), cardiovascular mortality (RR=0.93, 95%CI: 0.88, 0.99), incident cardiovascular disease (CVD) (RR=0.92, 95%CI: 0.89, 0.96), coronary heart disease (CHD) (RR=0.92, 95%CI: 0.86, 0.98), stroke (RR=0.93, 95%CI: 0.89, 0.98), estrogen receptor-negative (ER-) breast cancer (RR=0.89, 95%CI: 0.82, 0.97), type 2 diabetes (RR=0.93, 95%CI: 0.88, 0.98), total fracture (RR=0.90, 95%CI: 0.86, 0.95), and dementia (RR=0.81, 95%CI: 0.66, 0.99). Null associations were found for other outcomes. According to the NutriGrade scoring system, moderate quality of evidence was observed for inverse associations of cheese consumption with all-cause and cardiovascular mortality, incident CVD, CHD, and stroke, and for null associations with cancer mortality, incident hypertension, and prostate cancer. Our findings suggest that cheese consumption has neutral to moderate benefits for human health.