Numerosi studi clinici hanno dimostrato un ruolo degli alimenti a base di soia nel migliorare i livelli di alcuni fattori di rischio cardiovascolare, e specie la colesterolemia totale ed LDL. Tale effetto è in genere attribuito al buon contenuto in fibra e isoflavoni di questi alimenti, o a una specifica azione ipocolesterolemizzante delle proteine della soia, molto studiata in Italia verso la fine del secolo scorso. Il dibattito sul possibile effetto cardioprotettivo di questa leguminosa è tuttora ancora aperto.
Per valutare quindi la possibile relazione tra consumo di soia e derivati e rischio di mortalità cardiovascolare, gli autori di questo studio prospettico di coorte hanno analizzato i dati relativi a circa 500.000 uomini e donne cinesi coinvolti nello studio China Kadoorie Biobank, di età compresa tra i 30 e i 79 anni all’arruolamento e solo in parte (22.923, ovvero il 5%) con una storia clinica di disturbi cardiovascolari.
La somministrazione di un questionario ad hoc ha permesso di rilevare i livelli di consumo di soia e prodotti derivati, ad esempio tofu (in tutte le sue varianti) e bevande a base di soia, e di categorizzare i partecipanti in cinque gruppi in base alla frequenza con la quale assumevano gli alimenti appartenenti a questa categoria: da mai o molto raramente fino a quattro volte o più alla settimana.
Complessivamente, dopo circa 8 anni di follow-up, tra i soggetti senza patologie cardiovascolari pregresse all’arruolamento nello studio che consumavano soia e derivati più frequentemente (almeno 4 volte a settimana) la probabilità di decesso per infarto acuto del miocardio era ridotta del 25% rispetto a coloro che non ne consumavano affatto o molto raramente. Questo risultato è in buon accordo con dati precedentemente pubblicati, secondo i quali, come si ricordava, alcuni componenti della soia sarebbero efficaci nel miglioramento del profilo lipidico, considerato tra i principali fattori di rischio cardiovascolare.
Tuttavia, l’effetto protettivo si osservava solamente in associazione a consumi di soia elevati, che non sono frequenti nei Paesi dove non esiste una tradizione di uso di questa leguminosa. Non è emersa, invece, alcuna relazione significativa con i livelli di assunzione di soia e prodotti a base di soia né per la mortalità per altre cause cardiovascolari, e nemmeno nei soggetti con storia pregressa di eventi cardiovascolari.
Consumption of soy products and cardiovascular mortality in people with and without cardiovascular disease: a prospective cohort study of 0.5 million individuals.
Wang X, Yu C, Lv J, Li L, Hu Y, Liu K, Shirai K, Iso H, Dong JY.
Eur J Nutr. 2021 Jun 2. doi: 10.1007/s00394-021-02602-3. Epub ahead of print. PURPOSE: We sought to examine the association of soy product consumption with risk of cardiovascular death in Chinese individuals with and without a history of cardiovascular disease (CVD).
METHODS: The current analysis included 487,034 individuals free of CVD and 22,923 individuals with a history of CVD at study baseline. Data on consumption of soy products were collected by a food frequency questionnaire. The Cox regression was used to obtain the hazard ratios (HRs) of cardiovascular mortality associated with soy product consumption among people with and without a history of CVD at baseline.
RESULTS: During the period of follow-up, 12,582 and 2860 cardiovascular deaths were recorded among people without and with a history of CVD. Compared with those who never or rarely ate soy products, the multivariable HRs (95% CIs) were 1.02 (0.96, 1.08) for those who ate soy products monthly, 1.01 (0.95, 1.07) for those who ate soy products 1–3 days per week, 0.95 (0.88, 1.04) for those who ate soy products ≥ 4 days per week. For cause-specific mortality, soy product consumption was inversely associated with mortality from acute myocardial infarction (HR [95% CI] = 0.75 [0.61, 0.92]). Among people with a history of CVD, higher soy product consumption was not associated with cardiovascular mortality.
CONCLUSIONS: Soy consumption ≥ 4 days per week was associated with a significantly lower risk of mortality from acute myocardial infarction in comparison with never or rarely consumption among people without a history of CVD. Among people with a history of CVD, higher soy product consumption was not associated with cardiovascular mortality.