I risultati ottenuti dal Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis (MESA), che ha coinvolto oltre 6.800 adulti sani e senza patologie cardiovascolari, suggeriscono, secondo gli autori, di aggiungere un’adeguata durata e qualità del sonno ai 7 predittori più importanti di benessere cardiovascolare individuati nel cosiddetto LS7 (Life Simple 7) elaborato dall’American Heart Association. LS7, attualmente, include l’adesione a uno stile alimentare equilibrato, un peso corporeo adeguato, l’attività fisica regolare, l’astensione dal fumo, valori della pressione arteriosa e livelli di colesterolo e glicemia nella norma.
Gli autori di questo studio hanno infatti osservato che la considerazione sia dei 7 predittori presenti nel LS7, e sia degli indicatori relativi alla qualità del sonno, inclusa la durata e la regolarità del riposo notturno, migliorava la capacità di stimare l’incidenza di eventi cardiovascolari nel tempo. I soggetti del terzile superiore di adesione alle raccomandazioni del LS7 avevano una probabilità inferiore del 38%, non significativa, di andare incontro a patologie cardiache rispetto ai soggetti del terzile inferiore. Utilizzando invece un punteggio integrato, che incorporasse quindi sia l’adesione al LS7 e sia la qualità del sonno, si osservava tra i soggetti nel terzile più favorevole una riduzione che sfiorava il 50%, significativa, dell’incidenza di queste patologie. Valutando, inoltre, le caratteristiche dei 2.000 partecipanti del MESA arruolati in questo studio, è emerso che la prevalenza di obesità, diabete e ipertensione era maggiore tra coloro che dormivano meno di 7 ore a notte, circa il 63% del campione, o con un sonno non riposante (36%) o un’eccessiva sonnolenza diurna (14%), rispetto ai soggetti che dormivano regolarmente dalle 7 alle 9 ore per notte.
Secondo gli autori questi risultati suggeriscono che la valutazione della durata del riposo notturno, che non dovrebbe essere inferiore alle 7 ore, né superiore alle 9 ore, e che complessivamente indica una buona salute del sonno, può utilmente contribuire alla stima del rischio cardiovascolare di un individuo e rappresenta un parametro importante da tenere in considerazione nella formulazione di raccomandazioni individualizzate di prevenzione cardiovascolare.
Glossario
Pressione arteriosa
Pressione del sangue nelle arterie dovuto all'attività contrattile del muscolo cardiaco e alla resistenza vascolare periferica, distinta in sistolica o massima e diastolica o minima.
Colesterolo
Presente nel sangue, costituente essenziale della membrana cellulare, interviene nella formazione degli ormoni sessuali e corticosteroidei e dei sali biliari. Può essere di origine esogena (alimentare) ed endogena (sintesi epatica). Nel sangue il colesterolo è veicolato tramite i trigliceridi e le lipoproteine (HDL e LDL).
Incidenza
Il numero di nuovi casi osservati in una popolazione nell'unità di tempo (in genere un anno). Un'incidenza dell'infarto in una popolazione dell'1 per mille indica che, ogni anno, un soggetto su mille viene colpito dalla malattia. Da non confondere con "prevalenza" (vedi).
Prevalenza
La percentuale dei soggetti della popolazione che ha una certa condizione in un dato momento. Dire che la prevalenza della malattia diabetica è del 5% significa che, nella popolazione in esame, al momento del rilievo, 5 soggetti su 100 sono diabetici. Da non confondere con "incidenza"(vedi).
Diabete
Una patologia che si verifica quando l’organismo non è in grado di utilizzare il glucosio ematico. I livelli di glicemia sono controllati dall’insulina, un ormone prodotto dall’organismo che favorisce l’ingresso del glucosio nelle cellule muscolari e adipose. Il diabete insorge quando il pancreas non produce abbastanza insulina o l’organismo non risponde all’insulina che è stata prodotta.
Ipertensione
Aumento della pressione arteriosa al di sopra dei valori normali (nell'adulto 80-90 mm Hg di minima e 130-140 mmHg di massima). Può essere di origine secondaria (renale, endocrina, neurologica, ecc.) o primitiva (essenziale).
Redefining Cardiovascular Health to Include Sleep: Prospective Associations With Cardiovascular Disease in the MESA Sleep Study
Makarem N, Castro-Diehl C, St-Onge MP, et al.
J Am Heart Assoc. 2022;11(21):e025252. doi:10.1161/JAHA.122.025252BACKGROUND: Although sufficient and healthy sleep is inversely associated with cardiovascular disease (CVD) and its risk factors, the American Heart Association's Life's Simple 7 (LS7), as a measure of cardiovascular health (CVH), did not include sleep. We evaluated an expanded measure of CVH that includes sleep as an eighth metric in relation to CVD risk.
METHODS AND RESULTS: The analytic sample consisted of MESA (Multi-Ethnic Study of Atherosclerosis) Sleep Study participants who had complete data on sleep characteristics from overnight polysomnography, 7-day wrist actigraphy, validated questionnaires, and the outcome. We computed the LS7 score and 4 iterations of a new CVH score: score 1 included sleep duration, score 2 included sleep characteristics linked to CVD in the literature (sleep duration, insomnia, daytime sleepiness, and obstructive sleep apnea), scores 3 and 4 included sleep characteristics associated with CVD in MESA (score 3: sleep duration and efficiency, daytime sleepiness, and obstructive sleep apnea; score 4: score 3+sleep regularity). Multivariable-adjusted logistic and Cox proportional hazards models evaluated associations of the LS7 and CVH scores 1 to 4 with CVD prevalence and incidence. Among 1920 participants (mean age: 69±9 years; 54% female), there were 95 prevalent CVD events and 93 incident cases (mean follow-up, 4.4 years). Those in the highest versus lowest tertile of the LS7 score and CVH scores 1 to 4 had up to 80% lower odds of prevalent CVD. The LS7 score was not significantly associated with CVD incidence (hazard ratio, 0.62 [95% CI, 0.37-1.04]). Those in the highest versus lowest tertile of CVH score 1, which included sleep duration, and CVH score 4, which included multidimensional sleep health, had 43% and 47% lower incident CVD risk (hazard ratio, 0.57 [95% CI, 0.33-0.97]; and hazard ratio, 0.53 [95% CI, 0.32-0.89]), respectively.
CONCLUSIONS: CVH scores that include sleep health predicted CVD risk in older US adults. The incorporation of sleep as a CVH metric, akin to other health behaviors, may enhance CVD primordial and primary prevention efforts. Findings warrant confirmation in larger cohorts over longer follow-up.