Sebbene numerosi studi osservazionali abbiano documentato gli effetti favorevoli del consumo di caffè, sono ancora limitati i dati sull’impatto specifico delle differenti tipologie di questa bevanda, incluse le versioni decaffeinata o solubile, sul rischio cardiovascolare e sulla salute in generale.
Indicazioni al proposito emergono dall’analisi delle informazioni raccolte da quasi 450.000 adulti sani afferenti alla coorte britannica UK Biobank, che sono stati raggruppati in base agli abituali livelli di consumo di caffè in 6 categorie (da nessuna a 5 o più tazze al giorno); poco meno della metà (44%) dei soggetti era abituato a consumare caffè solubile, circa il 20% consumava abitualmente caffè macinato, il 15% preferiva quello decaffeinato, mentre i restanti non assumevano caffè durante la giornata.
Dopo circa 12 anni di follow-up il consumo di caffè, in qualsiasi modo fosse preparato, fino a 5 tazze al giorno, è risultato correlato a una maggiore sopravvivenza e a una riduzione del rischio di malattie cardiovascolari incidenti. La protezione era maggiore per coloro che consumavano abitualmente 2 - 3 tazze al giorno di caffè macinato, decaffeinato o solubile che, rispetto ai soggetti che non ne riportavano alcun consumo, mostravano una riduzione rispettivamente del 27, 14 e 11% del rischio di mortalità per tutte le cause e del 20, 6 e 9% di sviluppare patologie cardiache. Il consumo moderato di caffè macinato o solubile, ma non di caffè decaffeinato, è stato anche associato a una riduzione significativa del rischio di aritmie, compresa la fibrillazione atriale.
Questi risultati aggiungono nuovi dettagli al già confermato ruolo protettivo del consumo moderato di caffè, suggerendo che l’assunzione giornaliera di diverse tipologie di caffè a dosi moderate, incluso quello decaffeinato o solubile, non dovrebbe essere scoraggiata, ma piuttosto considerata parte di uno stile di vita sano ed equilibrato per le persone in buona saliute.
The impact of coffee subtypes on incident cardiovascular disease, arrhythmias, and mortality: long-term outcomes from the UK Biobank
Chieng D, Canovas R, Segan L, Sugumar H, Voskoboinik A, Prabhu S, et al.
Eur J Prev Cardiol. 2022 Sep 27:zwac189. doi: 10.1093/eurjpc/zwac189. AIMS: Epidemiological studies report the beneficial effects of habitual coffee consumption on incident arrhythmia, cardiovascular disease (CVD), and mortality. However, the impact of different coffee preparations on cardiovascular outcomes and survival is largely unknown. The aim of this study was to evaluate associations between coffee subtypes on incident outcomes, utilizing the UK Biobank.
METHODS AND RESULTS: Coffee subtypes were defined as decaffeinated, ground, and instant, then divided into 0, <1, 1, 2-3, 4-5, and >5 cups/day, and compared with non-drinkers. Cardiovascular disease included coronary heart disease, cardiac failure, and ischaemic stroke. Cox regression modelling with hazard ratios (HRs) assessed associations with incident arrhythmia, CVD, and mortality. Outcomes were determined through ICD codes and death records. A total of 449 563 participants (median 58 years, 55.3% females) were followed over 12.5 ± 0.7 years. Ground and instant coffee consumption was associated with a significant reduction in arrhythmia at 1-5 cups/day but not for decaffeinated coffee. The lowest risk was 4-5 cups/day for ground coffee [HR 0.83, confidence interval (CI) 0.76-0.91, P < 0.0001] and 2-3 cups/day for instant coffee (HR 0.88, CI 0.85-0.92, P < 0.0001). All coffee subtypes were associated with a reduction in incident CVD (the lowest risk was 2-3 cups/day for decaffeinated, P = 0.0093; ground, P < 0.0001; and instant coffee, P < 0.0001) vs. non-drinkers. All-cause mortality was significantly reduced for all coffee subtypes, with the greatest risk reduction seen with 2-3 cups/day for decaffeinated (HR 0.86, CI 0.81-0.91, P < 0.0001); ground (HR 0.73, CI 0.69-0.78, P < 0.0001); and instant coffee (HR 0.89, CI 0.86-0.93, P < 0.0001).
CONCLUSION: Decaffeinated, ground, and instant coffee, particularly at 2-3 cups/day, were associated with significant reductions in incident CVD and mortality. Ground and instant but not decaffeinated coffee was associated with reduced arrhythmia.