L'associazione tra alimentazione equilibrata e salute cerebrale, anche a livello cognitivo, durante il processo dell’invecchiamento trova conferma in numerosi studi. In particolare, l’adozione di due regimi alimentari principalmente a base vegetale, la Dieta Mediterranea e la dieta MIND (Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay), ricchi di nutrienti e di composti bioattivi essenziali per la salute del cervello e con importanti proprietà antiossidanti, sono associate a un declino cognitivo più lento, con minori disabilità funzionali, e a un ridotto rischio di demenza.
A riprova di ciò, gli autori di questo studio hanno esaminato la correlazione tra un’alimentazione controllata e la probabilità di sviluppo della malattia di Alzheimer (AD) in un gruppo di anziani deceduti durante la partecipazione al Rush Memory and Aging Project (MAP), che avevano accettato di sottoporsi a valutazioni cliniche annuali e all’autopsia cerebrale post mortem. Ciò ha reso possibile valutare lo sviluppo di AD sulla base del riscontro autoptico di beta-amiloide cerebrale, il suo correlato anatomopatologico più caratteristico. I partecipanti avevano periodicamente compilato anche questionari alimentari, utilizzati dai ricercatori per valutare la composizione complessiva della dieta e l’apporto dei singoli componenti.
L’adesione sia alla dieta MIND e sia alla Dieta Mediterranea, nel complesso, è risultata associata ad una minore quantità di beta-amiloide cerebrale. Coloro che seguivano più assiduamente la Dieta Mediterranea mostravano un carico medio di beta-amiloide pari a quello di un soggetto di 18 anni più giovane rispetto ai coetanei con più bassa aderenza alla dieta; per i soggetti che seguivano maggiormente la dieta MIND la differenza, sempre rispetto ai coetanei con aderenza più bassa, era invece pari a 12 anni.
L’analisi dei singoli alimenti che componevano le diete ha permesso di rilevare che un consumo di sette o più porzioni settimanali di verdura a foglia si associava a una riduzione di beta-amiloide corrispondente a circa 19 anni di minore età.
In base a queste osservazioni, seguire uno stile di vita sano in associazione con un’alimentazione equilibrata, secondo i modelli della dieta MIND e della Dieta Mediterranea, resta quindi un’ottima strategia per favorire la salute cerebrale e il benessere dell’intero organismo anche durante le fasi più avanzate dell’invecchiamento.
Glossario
Dieta mediterranea
Regime alimentare a base di cereali integrali, legumi, ortaggi, frutta, olio d'oliva.
Correlazione
Valutazione della relazione esistente tra differenti variabili, che non implica necessariamente un rapporto di causa ed effetto tra loro. Il tipo di relazione più frequentemente studiato è quello lineare (una retta in un piano cartesiano) in questo caso la forza della correlazione viene espressa con un numero (r) che varia da -1 (la maggiore correlazione negativa possibile) a +1 (la maggiore correlazione positiva possibile) un valore pari a 0 indica assenza di qualsiasi correlazione.
Association of Mediterranean-DASH Intervention for Neurodegenerative Delay and Mediterranean Diets With Alzheimer Disease Pathology
Agarwal P, Leurgans SE, Agrawal S, Aggarwal N, Cherian LJ, James BD, Dhana K, Barnes LL, Bennett DA, Schneider JA.
Neurology. 2023 Mar 8:10.1212/WNL.0000000000207176. doi: 10.1212/WNL.0000000000207176. Online ahead of print.OBJECTIVE: Diet may reduce Alzheimer's dementia risk and slow cognitive decline, but the understanding of the relevant neuropathologic mechanisms remains limited. The association of dietary patterns with Alzheimer's disease (AD) pathology has been suggested using neuroimaging biomarkers. This study examined the association of MIND and Mediterranean dietary patterns with beta-amyloid load, phosphorylated tau tangles, and global AD pathology in postmortem brain tissue of older adults.
METHODS: Autopsied participants of the Rush Memory and Aging Project) with complete dietary information (collected through a validated food frequency questionnaire) and AD pathology data (beta-amyloid load, phosphorylated tau tangles, and global AD pathology [summarized neurofibrillary tangles, neuritic and diffuse plaques]) were included in this study. Linear regression models controlled for age at death, sex, education, APO-ε4 status, and total calories were used to investigate the dietary patterns (MIND and Mediterranean diet) and dietary components associated with AD pathology. Further effect modification was tested for APO-ε4 status and sex.
RESULTSs: Among our study participants (N=581, age at death: 91.0 ± 6.3 years; mean age at first dietary assessment: 84.2 ±5.8; 73% female; 6.8 ± 3.9 years of follow-up) dietary patterns were associated with lower global AD pathology (MIND: β= -0.022, p=0.034, standardized β=-2.0; Mediterranean: β=-0.007, p=0.039, standardized β=-2.3) and specifically less beta-amyloid load (MIND: β=-0.068, p=0.050, standardized β=-2.0; Mediterranean: β=-0.040, p=0.004, standardized β=-2.9). The findings persisted when further adjusted for physical activity, smoking, and vascular disease burden. The associations were also retained when participants with mild cognitive impairment or dementia at the baseline dietary assessment were excluded. Those in the highest tertile of green leafy vegetables intake had less global AD pathology when compared to those in the lowest tertile (Tertile-3 vs. Tertile-1: β= -0.115, p=0.0038).
CONCLUSION: The MIND and Mediterranean diets are associated with less postmortem AD pathology, primarily beta-amyloid load. Among dietary components, green leafy vegetables inversely correlate with AD pathology.