L’effetto protettivo del consumo moderato di caffè (fino a poco più di 3 tazzine al giorno) nei confronti delle malattie cardiovascolari, del diabete di tipo 2, di alcune malattie neurodegenerative e del fegato è dimostrato dalla letteratura scientifica disponibile. Ancora oggetto di dibattito è invece la relazione, probabilmente non lineare, tra caffè e rischio di ipertensione: da una parte, infatti, la caffeina sarebbe in grado di aumentare direttamente la pressione del sangue favorendo il rilascio di catecolamine in circolo, dall’altra, i composti ad azione antiossidante che caratterizzano il caffè eserciterebbero invece un effetto favorevole sul tono vasale, attenuando l’azione ipertensivante della caffeina.
Dati a favore della prevalenza di questo secondo effetto positivo vengono dall’analisi dei dati raccolti nell’ambito dello studio Brisighella, che dagli anni ‘70 monitorizza periodicamente un campione randomizzato della popolazione che vive nel piccolo comune dell’entroterra romagnolo. La suddivisione della popolazione allo studio in gruppi in base al numero di tazzine di caffè consumate quotidianamente ha permesso di rilevare una correlazione inversa tra livelli di assunzione della bevanda e valori della pressione, sia periferica e sia misurata centralmente, a livello dell’aorta. In pratica le persone che bevevano 2 o più di 3 tazze di caffè al giorno presentavano valori di pressione sistolica inferiori rispettivamente di 5,2 e 9,7 mmHg rispetto a coloro che non ne bevevano mai. I benefici in termini di minore rischio di sviluppare ipertensione sembrerebbero già apprezzabili con una tazzina di caffè al giorno (rispetto a nessuna), come suggeriscono i valori più bassi di parametri di funzionalità dell'intero sistema arterioso (pressione differenziale e pressione aortica centrale, per esempio). La significatività statistica si mantiene anche dopo correzione per l’età dei soggetti arruolati.
Gli autori ipotizzano che gli acidi clorogenici, ovvero i principali polifenoli contenuti nel caffè, siano i principali responsabili dell’effetto del caffè stesso sulla pressione. Sottolineano inoltre come la differenza dei valori pressori tra i bevitori di caffè e i non bevitori, relativamente piccola dal punto di vista numerico, sia potenzialmente significativa sul piano clinico; secondo alcuni studi infatti, sarebbero sufficienti 10 mmHg in più della pressione aortica per aumentare il rischio di eventi cardiovascolari del 10%.
Glossario
Diabete
Una patologia che si verifica quando l’organismo non è in grado di utilizzare il glucosio ematico. I livelli di glicemia sono controllati dall’insulina, un ormone prodotto dall’organismo che favorisce l’ingresso del glucosio nelle cellule muscolari e adipose. Il diabete insorge quando il pancreas non produce abbastanza insulina o l’organismo non risponde all’insulina che è stata prodotta.
Ipertensione
Aumento della pressione arteriosa al di sopra dei valori normali (nell'adulto 80-90 mm Hg di minima e 130-140 mmHg di massima). Può essere di origine secondaria (renale, endocrina, neurologica, ecc.) o primitiva (essenziale).
Caffeina
Alcaloide contenuto nei semi del caffè e del cacao e nelle foglie del tè, della cola e del matè; esercita azione eccitante sul cuore e sul sistema nervoso.
Antiossidante
Sostanza che impedisce o rallenta l'ossidazione.
Prevalenza
La percentuale dei soggetti della popolazione che ha una certa condizione in un dato momento. Dire che la prevalenza della malattia diabetica è del 5% significa che, nella popolazione in esame, al momento del rilievo, 5 soggetti su 100 sono diabetici. Da non confondere con "incidenza"(vedi).
Correlazione
Valutazione della relazione esistente tra differenti variabili, che non implica necessariamente un rapporto di causa ed effetto tra loro. Il tipo di relazione più frequentemente studiato è quello lineare (una retta in un piano cartesiano) in questo caso la forza della correlazione viene espressa con un numero (r) che varia da -1 (la maggiore correlazione negativa possibile) a +1 (la maggiore correlazione positiva possibile) un valore pari a 0 indica assenza di qualsiasi correlazione.
Self-Reported Coffee Consumption and Central and Peripheral Blood Pressure in the Cohort of the Brisighella Heart Study
Cicero AFG, Fogacci F, D'Addato S, Grandi E, Rizzoli E, Borghi C, On Behalf Of The Brisighella Heart Study
Nutrients. 2023 Jan 8;15(2):312. doi: 10.3390/nu15020312. PMID: 36678184; PMCID: PMC9862483.Even though coffee consumption has been clearly related to a number of benefits to the cardiovascular system, its effect on blood pressure (BP) has not been fully elucidated. In this sub-analysis of the Brisighella Heart Study (BHS), we compared central and peripheral BP values in a sub-cohort of 720 men (47.9%) and 783 women (52.1%) reporting the drinking of different amounts of coffee each day, for whom a full set of clinical, laboratory and hemodynamic parameters was available. According to our observations, moderate coffee drinking was associated to either higher levels of systolic BP (SBP) compared to those with heavy coffee consumption or lower SBP than that in the non-coffee drinking group (p-value for trend <0.05). In particular, people who drank 2 cups of coffee per day and people who drank >3 cups per day had lower SBP than non-coffee drinkers by 5.2 ± 1.6 mmHg (p = 0.010) and 9.7 ± 3.2 mmHg, respectively (p = 0.007). Similar trends were also observed for peripheral pulse pressure (PP), aortic BP and aortic PP. In the age-adjusted multiple linear regression model, negative predictors of SBP, PP, aortic BP and aortic PP were the estimated glomerular filtration rate (eGFR), female sex and coffee consumption. Positive predictors included body mass index (BMI) and low-density lipoprotein cholesterol (LDL-C). Then, our findings show that regular coffee drinking is associated with lower SBP, PP, aortic BP and aortic PP, but with similar arterial stiffness.