Nella letteratura scientifica si vanno accumulando informazioni che suggeriscono come la risposta metabolica a specifiche caratteristiche della dieta possa essere condizionata dal patrimonio genetico individuale, e in particolare dalla presenza di piccole alterazioni puntiformi del DNA, denominate SNPs (singol nucleotide polymorphisms).
Questo ampio studio coreano conferma per esempio come la probabilità di sviluppare obesità addominale (molto frequente nelle popolazioni orientali), in presenza di un apporto alimentare al di sopra di quello raccomandato (cosiddetto DRI, Dietary Reference Intakes) di alcuni nutrienti, come i grassi totali o alcune vitamine (la vitamina B2, la vitamina C o i folati), possa variare in modo anche marcato: tra i soggetti con un apporto di grassi che eccede i valori di riferimento, per esempio, la probabilità di sviluppare obesità addominale risulta aumentata di quasi quattro volte nei soggetti che presentano uno specifico polimorfismo del DNA che codifica per una proteina che lega il calcio, rispetto a coloro che invece siano portatori della versione più diffusa (“wild”) di questo gene.
Al di là della sua intrinseca complessità, l’articolo è interessante perché fornisce ulteriore supporto all’esigenza di cercare di sviluppare raccomandazioni personalizzate per ottimizzare la prevenzione delle più frequenti anomalie metaboliche nella popolazione. In tale contesto, la ricerca di marcatori genetici specifici, e di strumenti che consentano di definire, con metodologie semplici ed a costi contenuti, la presenza o l’assenza di questi marcatori nel singolo individuo, rappresenterà probabilmente nel futuro un’area ricca di interessanti sviluppi.
Identification of the interactions between specific genetic polymorphisms and nutrient intake associated with general and abdominal obesity in middle-aged adults
Kwon JL, Park DK, Choi JE, Lee D, Hong KW, Lee JW.
Clin Nutr. 2022 Jan 5; doi: 10.1016/j.clnu.2021.12.040. Epub ahead of print. BACKGOUND & AIMS: Comprehensive understanding of gene–diet interactions is necessary to establish proper dietary guidelines to prevent and manage general and abdominal obesity. We investigated the role of genetic variants and their interactions with general and abdominal obesity–associated nutrients using a largescale genome-wide association study of Korean adults.
METHODS: A total of 50,808 participants from a Korean genome and epidemiology study were included. Dietary intake was assessed using a food frequency questionnaire. Obesity was defined as a body mass index ≥25 kg/m2. Abdominal obesity (AO) was defined as waist circumference ≥90 cm and 80 cm in males and females, respectively. Dietary nutrient intake was classified based on Korean Dietary Reference Intakes (DRIs). Odds ratios and 95% confidence intervals were calculated after adjusting for age, sex, exercise, smoking, alcohol drinking, total energy consumption, PC1, and PC2.
RESULTS: Among the individuals consuming fat (%) above DRI, carriers of Ca binding protein 39 (CAB39)- rs6722579 minor allele (A) have a higher risk of AO than those not carrying the SNP (odds ration [OR] = 3.73, p-value = 2.05e-07; interaction p-value = 1.80e-07). Among the individuals consuming vitamin C above DRI, carriers of carboxypeptidase Q (CPQ)- rs59465035 minor allele (T) have a lower risk of AO than those without that SNP (OR = 0.89, p-value = 1.44e-08; interaction p-value = 9.50e-06). The genetic association with obesity was stronger among individuals with a genetic variant rs4130113 near GHR gene region in those consume folate above DRI and with a genetic variant rs5760920 near CRYBB2 gene region in those consume vitamin B2 above DRI.
CONCLUSION: Our study results suggested that interactions of specific polymorphisms at loci and certain nutrients may influence obesity and abdominal obesity.